Il Mondiale femminile di pallamano, in Giappone, è all’epilogo, siamo alle semifinali: Norvegia-Spagna e Olanda-Russia. Ma la miglior giocatrice è già decisa. Almeno per noi.
Non è una questione di reti segnate, di assist né di azioni decisive, Joana Bolling, ala sinistra dell’Argentina, ha fatto molto di più e di meglio. E non da ora.
La storia comincia nel 2015, quando Joana ha vent’anni e l’Argentina ai Panamericani di Toronto si prende la qualificazione all’Olimpiade di Rio. Solo che in quegli stessi mesi il papà di Joana si ammala. Elnes Bolling è statunitense, delle Isole Vergini. In Argentina ci era arrivato molti anni prima per giocare a basket. Nel 1992-93 ha anche vinto il campionato con il Gepu (Gimnasia y Esgrima y Pedernera Unidos) di San Luis. Ha un’insufficienza renale, finisce in dialisi, ha bisogno di un trapianto. Si cerca quindi un donatore, e l’unica compatibile è Joana.
Che non ha dubbi. Ci pensa lei a donare il rene di cui ha bisogno papà. Solo che in Argentina per diventare donatori occorre avere 21 anni. E lei li compie solo il 6 aprile 2016. Acconsentire all’espianto dopo quella data significa rinunciare all’Olimpiade di Rio. Joana continua a non avere dubbi e ai Giochi non andrà mai. Peraltro l’Argentina a Rio arriverà ultima, senza vincere nemmeno una partita del girone.
Ecco. Da allora Joana è andata a giocare in Spagna, all’Aula Cultural di Valladolid. E soprattutto è tornata in Nazionale. Con cui ha partecipato al Mondiale ancora in corso. L’Argentina lo ha chiuso al 16° posto, battuta dall’ Ungheria e poi anche dall’Angola nel playoff 13°-16° posto. Joana, tra le altre cose, ha segnato 4 gol alla Russia nel girone, e poi 2 all’Ungheria e altri 4 all’Angola. Ma questi sono dettagli, rispetto alla straordinaria impresa di tre anni fa.
E al fatto che adesso papà Elnes sta bene.
Grazie @Cristian_Gi_LI
